I robot collaborativi sono sempre più richiesti nel mondo imprenditoriale. I vantaggi sono molteplici in termini di tempo, costi e facilità di impiego, ma non bisogna sottovalutarne i rischi.
In molti luoghi di lavoro i robot collaborativi o cobot, sempre più spesso, affiancano o sostituiscono i robot industriali. Il motivo è molto semplice. A differenza dei robot tradizionali che hanno bisogno di essere programmati, i cobot “imparano” mentre lavorano, memorizzano e replicano le manovre del lavoratore. Inoltre, la progettazione di questi robot prevede lo sviluppo di veri e propri bracci meccanici in grado di garantire la massima libertà di movimento rispetto alla rotazione degli assi.
Questa grande flessibilità garantisce un loro utilizzo sempre più rilevante che ben si addice alle tendenze della produzione industriale, in continuo cambiamento e fortemente influenzata dalle richieste del mercato. I cobot, quindi, possono essere destinati a numerosi settori e applicazioni. Ogni applicazione, però, è unica e va studiata molto bene e nello specifico anche per quanto riguarda i rischi.
I cobot, infatti, vengono utilizzati in spazi lavorativi in cui vi è una minima separazione fisica tra uomo e macchina che operano, dunque, a poca distanza l'uno dall'altro. Nonostante i cobot siano dotati di meccanismi di sicurezza che consentono di rilevare e monitorare i movimenti e le posizioni dei robot stessi e degli esseri umani, attraverso telecamere e speciali sistemi di anticollisione, i rischi purtroppo non mancano.
Gli enti di normazione hanno creato un modello di “safety standard” a livello nazionale – l’ANSI/RIA R15.06-2012 American National Standard for Industrial Robots and Robot Systems-Safety Requirements – e internazionale – ISO 10218-1:2011, Robot e attrezzature per robot - Requisiti di sicurezza per robot industriali - Parte 1: Robot – UNI EN ISO 10218-2:201, Robot e attrezzature per robot - Requisiti di sicurezza per robot industriali - Parte 2: Sistemi ed integrazione di robot - ma è necessario applicare i requisiti di sicurezza in modo corretto per progettare l’interazione diretta con l’uomo all’interno di un definito ambiente di lavoro di collaborazione cioè all’interno di uno spazio sicuro dove robot e uomo possono raggiungere gli obbiettivi simultaneamente durante il funzionamento produttivo.
I pericoli non sono solamente legati all’utilizzo, ma a tutte le fasi di vita della macchina – trasporto, installazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, regolazioni e smontaggio – che prevedono un’interazione con il personale, che sia intenzionale, involontaria o per un guasto dell'apparecchiatura. È necessario valutare attentamente i rischi derivati dai modelli di funzionamento e di utilizzo previsti, non solo del robot stesso, ma dell'intera applicazione e dell'ambiente operativo. Un sistema robotizzato che gestisce lamiere con spigoli vivi, ad esempio, genera rischi diversi da quelli di un sistema che gestisce scatole di cartone.
Così come la valutazione del rischio per un robot dotato di una pinza sarà diversa da quella di un robot con un utensile rotativo o una torcia saldante. L'ambito operativo del sistema, le caratteristiche di movimento dei robot, il flusso e lo spazio di lavoro, la prossimità di altre macchine sono tutti fattori da non sottovalutare. La fase di identificazione dei pericoli è quindi molto delicata. Trascurare una minaccia equivale a trascurare il rischio associato. Una volta individuati i pericoli occorre valutarli uno ad uno, per poi classificarli. Non in tutte le applicazioni è possibile utilizzare i “cobot”, è necessario effettuare una valutazione del rischio progettuale prima di definire quale attrezzature di lavoro risulta idonea per l’attività d svolgete.
Per evitare il più possibile incidenti sul lavoro, potrebbe essere utile potenziare le misure tecniche di prevenzione e preparare i lavoratori al rapporto con la macchina, che non si limiti alle sole caratteristiche tecniche del robot, con l'addestramento e la formazione. L'aspetto formativo aiuterebbe anche ad affrontare i cambiamenti dovuti all'introduzione di nuove tecnologie, considerandone realisticamente i punti di forza e di debolezza, e a riflettere sul nuovo rapporto uomo/macchina così da ridurre anche lo stress che questo tipo di interazione può generare.
Comments