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Immagine del redattoreCSTA | Blackline Safety

Minaccia silenziosa: più è presente e meno si sente

Attraverso la prevenzione e il ricorso a trattamenti specifici si può eliminare. Conoscendo gli ambiti e i settori dove i lavoratori sono maggiormente esposti, sarebbe possibile diminuire gli incidenti provocati dall'inalazione di questo gas mortale.

Le esposizioni al gas possono avvenire in diversi contesti industriali, dall’agricoltura alla metallurgia fino al settore alimentare. Sono tanti, infatti, gli incidenti verificatisi nel corso degli anni e le conseguenti vittime. L’H2S è un gas incolore dal caratteristico odore di uova marce, tuttavia l’esalazione si percepisce solo a determinate concentrazioni. Più l’acido solfidrico è presente nell’aria, più l’odore si attenua. Questa caratteristica lo rende insidioso e subdolo per i lavoratori. Essendo più denso dell’aria tende a ristagnare nelle zone più basse: gli spazi confinati come i serbatoi, i silos, le pozze e le vasche sono quindi i luoghi più a rischio.

L’H2S si trova facilmente anche in natura, nelle sorgenti termali, nei gas di palude o nel petrolio. Nella maggior parte dei casi ha però origine antropica, viene creato dall’uomo come coprodotto di procedimenti industriali, come nel caso della concia delle pelli. È infatti possibile trovarlo nei bottali all’interno delle concerie - durante le fasi di decalcinazione, macerazione e pikel - e nelle fosse per le acque di scarico. Si può formare anche nel caso di errori di deposito o di incidenti durante lo stoccaggio o per il contatto accidentale tra acque acide e basiche su pavimenti e condotte di scarico della conceria stessa.

L’acido solfidrico è molto aggressivo nei confronti dei materiali, soprattutto i metalli. Riesce a provocare un rapido deterioramento in particolare di rame, ferro e zinco: un ulteriore rischio da non sottovalutare soprattutto per gli impianti di depurazione e i quadri elettrici. Questo rischio è riscontrabile non solo in conceria, ma anche in tutti gli ambienti di lavoro in cui l’acido viene prodotto durante una qualunque fase di lavorazione. L’industria cartiera e quella petrolifera ne sono un esempio. Anche nell’ambiente urbano si possono verificare effetti nocivi e corrosivi provocati dall’acido solfidrico presente nell’aria, anche se in quantità minime.

Per tutte queste motivazioni il datore di lavoro deve fare una valutazione molto precisa e puntuale del rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Lo stabilisce il D.Lgs. 81/2008 che, all’articolo 121 in merito alla presenza di gas negli scavi, afferma:

  • vanno adottate idonee misure contro i pericoli derivanti dalla presenza di gas, tra cui l’idrogeno solforato, o vapori tossici, asfissianti, infiammabili o esplosivi;

  • nel caso non sia possibile assicurare un’efficiente aerazione, bisogna dotare gli addetti alle manutenzioni e pulizie di questi siti di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) delle vie respiratorie, meglio se collegati ad un sistema di salvataggio così da portare più rapidamente all’esterno il lavoratore ferito;

  • nel caso siano presenti gas infiammabili o esplosivi si deve provvedere alla bonifica dell’ambiente mediante idonea ventilazione.

L'idrogeno solforato è un gas asfissiante, ma non è un nemico invincibile. Può essere eliminato, ad esempio tramite uno speciale trattamento ossidativo a effetto curativo. Esistono anche altri sistemi per rimuovere l’acido solfidrico, tra cui la desolforazione biologica e l'adsorbimento (fisico, chimico o in schiume), ma è la prevenzione ad avere il ruolo più significativo. È possibile, infatti, contrastare la formazione dell’H2S con specifiche tecnologie e prodotti. Basta rinviare, adottare semplici precauzioni può salvare molte vite..

 

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